Spartaco il bottegaio


Come si concilia la mia condanna del consumismo con il mio sostegno e partecipazione a un'impresa commerciale (Wazars store - simplex munditiis)?
Ci ho riflettuto, perché nei rapporti con la clientela certi nodi emergono; certi tarli, certi dubbi, certe riflessioni affiorano, se uno non affronta qualunque compito-mansione con superficialità.
Io non sono convinto che il fine giustifichi i mezzi e sono ancor meno convinto che il destino umano sia quello di patire, manipolare il prossimo e se stessi, adattarsi più o meno a tutto perché "non ci sono alternative".
Chi nasce dovrebbe avere il diritto inalienabile a una vita quantomeno dignitosa, ma dovrebbe anche avere il dovere di aiutare il prossimo a realizzarla.
A mio modo di vedere, l'attività di mia moglie - selezionare oggetti speciali, unici, realizzati con cura, lentezza e passione per la meraviglia -, in un mondo in cui ci consideriamo tutti individualisti ma nei nostri comportamenti e ragionamenti dimostriamo di essere massificati/tribalizzati/settarizzati, è un atto di resistenza.
C'è un'etica della resistenza e un'estetica della resistenza e quindi possono esistere un consumo critico e profondo come pure un commercio critico e profondo in cui il cliente non è una preda.
E se si resiste lo si fa anche per evitare che le prossime generazioni siano messe perfino peggio di noi.
Spartaco non è morto inutilmente. I morti esercitano un potere evocativo sui vivi e sta ai vivi interpretare quel ruolo nel contesto in cui si trovano ad agire, compresa la grande distribuzione. Perché abbastanza presto ci sarà da ricostruire e bisogna avere la testa giusta per farlo bene, questa volta.
Il suocero non è dello stesso avviso. Lo accusa di sciocco sentimentalismo, di non essere in grado di capire che nessun bianco crederà mai di essere pari ad un nero, nessun nero crederà mai di essere un bianco con la pelle nera e nessuno accetterà di buon grado di perdere le sue proprietà in nome di diritti inalienabili. Lo avverte: riceverà sputi, gli urleranno contro, lo linceranno, lo corromperanno, lo ostracizzeranno, lo crocifiggeranno per la sua ingenuità. Per aver osato duellare con l’idra della natura umana, pagherà con indicibili sofferenze; e con lui la sua famiglia. E solo all’ultimo istante di vita arriverà a capire che la sua vita non contava più di una goccia in un oceano sconfinato.
La replica di Adam Ewing è diventata la citazione più famosa di “Cloud Atlas” (del libro e del film): “Ma cos’è l’oceano, se non una moltitudine di gocce?”

Lasciare un commento / Leave a comment


I commenti devono essere approvati da noi prima di poter essere pubblicati sul sito / Please note, comments must be approved before they are published